Il posto dove muoiono gli uccelli di Tomás Downey | Recensione di Deborah

 

L’acqua avanzava e retrocedeva a brevi ondate. 19 pensò al fiume, pensava sempre al fiume. Il fiume si spostava da un luogo all’altro; la corrente trascinava cose, trasportava canoe, era viva. Il lago, invece di rendergli più sopportabile la nostalgia, gli provocav una tristezza ancora più profonda.

 

Editore: Gran via
Data di uscita: 26 settembre 2019
Pagine: 114
Prezzo: 13.00 €
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I protagonisti di questi racconti vivono ai margini dell’abisso personale, quel luogo dove può accadere l’imprevedibile. In una campagna crepuscolare, tre giovani sorelle compiono un misterioso e macabro rito; un’anziana signora ossessionata dalla telenovela del pomeriggio comincia a sentire un brusio provenire dal televisore; un nonno autoritario rivela tutta la propria fragilità durante la visita mensile dal barbiere insieme al nipote; due bambine annoiate che passano l’estate con i loro genitori sulla costa trovano nel posto dove muoiono gli uccelli un’inquietante fonte di distrazione. Dieci racconti ipnotici, una prosa puntuale e tenace, una tensione sotterranea che esplode nell’inaspettato, nella sorpresa, nell’ossessione. Storie su equilibri sottili e rapporti, spesso famigliari, tesi all’estremo, Il posto dove muoiono gli uccelli mostra il rovescio inavvertitamente sinistro delle situazioni quotidiane più banali, trasformando il suo giovane autore in una delle voci più interessanti e riconoscibili dell’attuale panorama letterario argentino.

 

Il clima freddo, uggioso e cupo di questi ultimi giorni dona un’atmosfera perfetta per la lettura di Il posto dove muoiono gli uccelli, una racconta di dieci racconti sinistri, imprevedibili, reali. Dieci spaccati di quotidianità ai quali Tomás Downey regala sfumature inattese e insalubri, la sua voce forte e decisa è il fil rouge che unisce le diverse situazioni in una continua alternanza tra apparente tranquillità e crescente tensione.

 

Ha bisogno di credere a tutti i costi che la morte di Manuel è un dato tra i tanti, senza grande importanza. Sono morti a migliaia, tutte le donne sono vedove, tutti i bambini orfani, e l’inverno sta per finire, e bisogna riparare i tetti delle case, e questa settimana ci sono le banane al mercato. Le banane non c’erano da tanto.

 

Finalmente sono ritornata ad immergermi in una raccolta di racconti, non sono molto “pratica” di questo genere, ho sempre avuto qualche tentennamento di fronte alla possibilità di tuffarmi in una serie di storie slegate tra loro. Come mai? Se devo impegnarmi a trovare una motivazione nella mia mente il genere del racconto acquista connotanti un po’ caotici, come se aleggiasse attorno un’aura fumosa, ho sempre il timore che non riesca a regalarmi tutte le emozioni e quel senso di completezza che mi regala un romanzo. Il posto dove muoiono gli uccelli ha saputo dissipare le mie paure, mi ha regalato forti emozioni: tensione, aspettativa, sorpresa, impazienza, tranquillità. Cosa mi ha spinto a buttarmi tra le pagine scritte da Tomás Downey? La quotidianità. Sono stata attratta come da una calamita appena ho letto la trama, quando ho capito che avrei potuto perdermi in storie semplici popolate da persone normali che semplicemente vivevano la propria vita. Vite normali, quasi banali, con tutte le loro imperfezioni e debolezze, i problemi, le ossessioni, i disturbi. Sono fortemente convinta che ci voglia tanto talento per trasformare la normalità in qualcosa di toccante ed appassionante, e Tomás Downey ci è riuscito in pieno.

 

Era in piedi vicino al tavolo, magro e nudo, trasparente. Inés lo vide con la coda dell’occhio ma distolse lo sguardo. Bevve un sorso di caffè e diede un morso al pane tostato, inghiottì con disgusto: qualcosa di umido nella consistenza, un sapore ammuffito. E quell’odore di fiori appassiti o bassa marea.

 

L’autore, con una superba maestria, ha saputo condensare diverse emozioni contrastanti in poco più di cento pagine. Tomás Downey mi ha accompagnata per mano in un crescendo di tensione, appassionandomi ad ogni racconto fino a raggiungere la vetta massima per poi cadere in picchiata e lasciare una sensazione di vuoto, subito colmabile con la storia successiva. Il posto dove muoiono gli uccelli è stata una grande sorpresa, un interessante viaggio alla scoperta degli anfratti più oscuri dell’animo umano; è inutile negarlo, le azioni imprevedibili e moralmente inspiegabili hanno sempre il loro fascino. Tendiamo a voler ricercare una spiegazione per tutto, come mai quel signore si è comportato così, quella lì avrà avuto una motivazione per agire in quel modo… Non sempre dietro un comportamento si nasconde qualcosa, è così e basta perché tutti siamo persone diverse e abbiamo teste diverse; la mente, i pensieri, facilmente entrano in forte contrasto con loro stessi da un momento all’altro…è umano. Essere una persona comprende la possibilità di dar prova di umanità ma allo stesso tempo il rischio di non mostrarne affatto, ed è normale. I protagonisti dei racconti ci mostrano che quello che noi lettori giudichiamo come il risvolto imprevedibile, inspiegabile e a tratti inconcepibile per loro è qualcosa di giusto. Le storie infatti non hanno un lieto fine, né una morale e né tantomeno un percorso di redenzione o ravvedimento intrapreso dai personaggi.

 

Sogno che gli uccelli piangono perché sanno che moriranno, ma quando mi sveglio è la bambina. Papà la tiene in braccio e si avvicina al mio letto. È ancora notte. Gli chiedo quando è arrivato e lui dice shh, dormi. Mi dà un bacio sulla fronte e socchiude la porta.

 

Tomás Downey mi ha messo un po’ in difficoltà con il primo racconto: la storia di tre sorelle che compiono un rito macabro. Il mio fastidio non è stato partorito come contrattacco alla violenza che trasuda dalle pagine, ma a causa di chi ha subito la barbarie, un cucciolo ignaro ed indifeso. Lo so, quando ci sono di mezzo gli animali sono particolarmente sensibile, sono stata contenta di constatare che questa situazione non si è più ripetuta. Un altro racconto che mi ha colpito particolarmente ha come protagonista una famiglia, una famiglia all’apparenza felice che ha ricevuto il dono di avere un bambino. La madre lavora da casa ed è completamente ossessionata dal proprio lavoro, ogni giorno deve essere sempre più produttiva ed inserire quanti più dati possibile; la velocità è tutto e come possiamo immaginare il ritmo viene rallentato dalla gestione del figlio piccolo. Perché allora non chiudere all’esterno il problema? Giusto per qualche ora… Toccante, crudo e violento è l’ultimo racconto, il racconto che dona il nome all’intera raccolta, Il posto dove muoiono gli uccelli viene scoperto da due bambine annoiate in vacanza, lì ogni giorno trovano diversi cadaveri di pennuti da seppellire, e perché non far sparire in quel luogo misterioso chi sta rendendo impossibile la loro vita?

Violenza, paura, ossessione, solitudine, fragilità, dolore, perdita e crudeltà; sono alcuni dei fattori che imbevono i racconti di Tomás Downey. Storie brevi e sfuggenti che ci offrono una panoramica sugli oscuri anfratti dell’animo umano, uno sguardo veloce sul luogo in cui l’ingenuità si trasforma in malvagità. L’abisso, una voragine pronta ad ingoiare questi personaggi imperfetti, disorientati, già perduti. Il posto dove muoiono gli uccelli è un viaggio cupo; il sentiero che si snoda tra la carta e l’inchiostro è reso visibile dalla flebile luce dell’inquietudine che unisce saldamente tutti i racconti, ma soprattutto dalla veridicità dell’oscurità che ci avvolge in un gelido abbraccio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Desclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Gran via per la copia omaggio

 

May the Force be with you!
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